L’oro e le sue forme, valutazione

spilla oroL’oro è un metallo duttile e malleabile noto fin dall’epoca preistorica e viene rappresentato dal simbolo chimico Au, che deriva dal suo nome latino “aurum”. L’oro è un metallo distinguibile per il colore giallo associato alla lucentezza metallica, una combinazione che ha contribuito all’associazione simbolica con il sole e determinando perciò una forte richiesta da parte delle diverse comunità per scopi rituali. L’identificazione dell’oro è inoltre agevolata da fatto che non si ossida a contatto con l’aria e non viene alterato dagli acidi presenti in natura, con la sola eccezione dell’acqua regia, e perciò non da origine a minerali di diverso colore, come nel caso degli altri metalli.

Dal punto di vista giacimentologico è possibile distinguere due tipi di giacimento: primario e secondario. Nei giacimenti primari, detti epigenetici, la formazione del deposito aurifero risulta successiva alla costituzione delle rocce incassanti, mentre nei depositi secondari, detti invece singenetici, l’oro si è depositato simultaneamente ai sedimenti rocciosi di natura alluvionale che lo contengono. L’Europa conta un gran numero di giacimenti auriferi, sia prima ri che secondari, anche se in genere non risultano particolarmente ricchi del prezioso metallo. In antichità la forza lavoro necessaria per le attività estrattive aveva un valore inferiore a quello dell’oro e perciò si verificò uno sfruttamento massivo dei vari depositi, anche quelli caratterizzati da una scarsa quantità di materia prima. Il declino di tale tendenza si ebbe intorno al XVI secolo, quando la scoperta dell’America e l’importazione di notevoli quantità d’oro determino la decadenza delle miniere europee. Le condizioni necessarie per procedere all’estrazione dell’oro sono direttamente proporzionali alla sua concentrazione in un determinato deposito, in quanto l’operazione diviene economicamente rilevante solo se tale concentrazione supera i 0,5 ppm, ovvero i 0,5 grammi per tonnellata.

Uno dei più grandi giacimenti mondiali si trova in Sud Africa, che dal 1880 ha fornito i due terzi dell’estrazione aurifera del pianeta, esattamente in prossimità della città di Johannesburg. Nel 2007 la produttività della Cina ha superato quella Africana, con un incremento dei valori estrattivi del 59% in pochi anni. Tra i maggiori produttori figurano inoltre gli Stati Uniti, in particolare il sud Dakota e il Nevada, il Perù, la Russia e l’Australia, principalmente il distratto occidentale. Il valore dell’oro è oggi fondato sulla sua rarità. La sua estrazione è un operazione complessa, in quanto allo stato naturale viene rinvenuto sotto forma di sabbie e pepite, disseminate nelle matrici rocciose o nel letto dei fiumi.
La valutazione dell’oro varia nel tempo e viene espressa in relazione al grammo o all’oncia troy, mentre nel caso in cui questo si trovi in lega con altri metalli dal carato, abbreviato con le sigle ct, kt o k. I carati rappresentano i titoli dell’oro sul mercato e sono costituiti da un numero che esprime il rapporto tra il peso effettivo dell’oro e quello della lega che lo comprende; per esempio, i classici 24 carati esprimono una lega d’oro al 100% mentre invece 18 carati, uno dei valori maggiormente utilizzati dai gioiellieri europei, indica che la lega è stata elaborata con 18 parti di oro e 6 di altri metalli. L’utilizzo di leghe a 18k permette agli artigiani una maggiore capacità di lavorazione dei prodotti, in quanto l’uso di tecniche accurate come la filigrana, o l’aggiunta di minuti elementi, richiedono una giusta consistenza del metallo. Nei paesi arabi il titolo dell’oro è di 22k, in Francia e Germania 14k, mentre nei paesi più poveri si scende a 9k. In antichità l’oro veniva solubilizzato in particolari composti e utilizzato per la cura di patologie cutanee o come farmaco antipruriginoso; i sali d’oro, invece, si rivelarono funzionali nell’inibire i micro batteri tubercolari e il loro uso venne esteso anche alla sifilide e all’artrosi. Per quest’ultima patologia il ricorso ai sali d’oro nella cosiddetta crisoterapia, nello specifico l’aurotioglucosio, l’aurotiosolfato sodico e l’aurotiomalato sodico, si è rivelato particolarmente efficace, ma comunque la prescrizione di un trattamento del genere richiede la supervisione di uno specialista, in quanto è possibile l’insorgenza di reazioni allergiche o sindromi irritative dei reni e dell’apparato digerente. Un ulteriore utilizzo dell’oro in ambito medico riguarda l’odontoiatria. Nello specifico il metall viene maggiormente utilizzato per la costruzione di ponti o per la ricostruzione delle parti occlusali del dente.