Rifiuti Elettronici: Contengono Oro A 24k

oro puroL’80% dell’ oro disponibile viene destinato al settore orafo per la produzione di gioielli.
In realtà si tratta di leghe auree perché il metallo nobile allo stato puro, è troppo tenero per essere lavorato e ha bisogno di essere combinato con altri metalli più pesanti, come il rame o l’argento.
L’ oro è tra i metalli più duttili in natura, secondo solo al platino, ed essendo anche un ottimo conduttore di elettricità, trova largo impiego nelle industrie di questo settore.
Infatti, con un solo grammo di metallo giallo si può stendere un filo lungo più di 3 chilometri, così come per la sua inerzia e resistenza viene utilizzato anche nella costruzione di veicoli spaziali e nella robotica.
Allo stato puro l’oro è incorruttibile e non si arrugginisce: questo significa che non si deteriora se attaccato da agenti atmosferici come l’aria o l’acqua e non si altera neanche quando viene a contatto con quasi tutti i reagenti chimici.
Per tutti questi motivi l’oro è definito anche “il metallo eterno”.
Da qualche anno, complice la crisi economica, molti hanno pensato che fosse utile monetizzare attraverso l’estrazione dell’oro contenuto in diversi tipi di apparecchiature elettroniche rotte o in disuso.

Infatti, su molti siti on line si sono diffusi numerosi video che invogliavano gli utenti ad una sorta di recupero “fai da te”, come se fosse un nuovo modello di business.
Ma questo tipo di attività è tutt’altro che semplice per un privato cittadino e certamente non garantisce i guadagni sperati.
Innanzitutto bisogna considerare che occorre circa 1 tonnellata di rifiuti elettronici per ottenere 15 grammi di oro!
Le quantità di oro contenute nei componenti hardware come scheda madre (connettori, piedini e alloggi per la RAM) scheda d’espansione, processori e chipset sono pari a pochi micron e l’operazione può essere pericolosa e nociva per la salute.
Ma non è tutto. La procedura, oltre a richiedere l’impiego di acidi e sostanze tossiche, necessita anche di attrezzature adatte come il cannello ossidrico o pinze speciali che non tutti posseggono.

Procurarsi questi strumenti sarebbe troppo dispendioso e alla fine più che trarne un profitto, si finirebbe con il rimetterci.
Naturalmente anche sul web vengono spiegati i rischi ai quali si esporrebbe il temerario utente che volesse sperimentare qualsiasi metodo casalingo per fondere l’oro e ricavarne…una minuscola pepita!
Ecco perché esistono aziende specializzate, strutturalmente attrezzate, che in modo professionale si occupano del recupero di materiale riciclabile, tra cui l’oro.

Queste società seguendo i metodi convenzionali, riescono ad estrarre oro in maniera semplice e veloce.
Alcune di esse, effettivamente, grazie a questa nuova attività, hanno accresciuto notevolmente il proprio fatturato, perché fondendo l’oro ricavato lo hanno rivenduto sotto forma di lingotti.
Un caso balzato agli onori della cronaca è stato quello della Chimet di Roma, un’azienda che aveva problemi economici superati da quando si è dedicata all’estrazione del metallo nobile.
Molte società specializzate, rivendevano l’oro a prezzi molto vantaggiosi a paesi come la Gran Bretagna e la Germania.
Per procurarsi materiali di rifiuto, invece, alcune società importano anche grossi quantitativi da paesi in via di sviluppo come come l’ India e la Malesia attivando quindi, un vero e proprio circolo virtuoso sinonimo di ottimi affari.
Infatti da un lato queste aziende aiutano l’ambiente e dall’altro fanno affluire, nelle proprie casse, nuovi capitali.
Il tema del recupero e del riciclaggio di oro (e di altri materiali) è stato anche oggetto di interesse da parte della Comunità Europea che qualche anno fa ha emanato la Direttiva 2002/96 fornendo preziose linee guide a tutti gli stati membri UE.
Successivamente, anche il governo italiano è intervenuto sulla questione con il Decreto Legislativo del 25 luglio 2005 con si invitano tutte le aziende produttrici di AEE (Apparecchiature elettriche ed elettroniche) che mettono sul mercato prodotti di largo consumo legati all’ hi-tech come computer, cellulari, smartphone e tablet a limitare l’impiego di sostanze pericolose per l’ambiente.
Fortunatamente l’oro è uno dei metalli più riciclato con una percentuale pari al 99% ma i processi di estrazione restano altamente inquinanti.
L’ideale è trovare sistemi sempre meno invasivi che consentano di ridurre al massimo ogni rischio per la salute e per l’ intero ecosistema.
Attualmente alcuni ricercatori statunitensi stanno verificando procedure a basso impatto ambientale molto interessanti, ma si tratta di test ancora in fase sperimentale.